"navigando" ho trovato queste note sulla vita dell'autore, e i motivi che lo
hanno spinto a scrivere il libro
lo riporto
fedelmente, perchè l'ho trovato molto interessante....

Antoine De
Saint-Exupéry: Lione,1900-nel cielo di Francia, 1944.
E’ noto che Saint-Exe, come lo chiamano in Francia, scomparve durante una
missione di guerra, ma ignote restano le cause; tra le tante due sono le più
attendibili, la prima è che sia stato abbattuto in volo da un aereo tedesco,
la seconda, caldeggiata dallo scrittore Jules Roy nel suo libro Passion et
mort de Saint-Exupéry, sostiene che lo scrittore abbia deviato per vedere i
luoghi della sua infanzia e sia precipitato in mare per un guasto al motore,
mentre sfuggiva alla contraerea tedesca.
Qualunque delle due ipotesi sia quella giusta, per me restava il fatto
concreto della sua scomparsa in mare e la vaghezza del luogo della
sparizione, da qualche parte, nel meraviglioso cielo della Francia, che si
caricava d’un significato simbolico e misterioso, che lo legava ancor di più
alla sua creatura letteraria, al piccolo principe proveniente da un mondo
misterioso, un asteroide sconosciuta, verso la quale ritornerà,
misteriosamente come ne è arrivato.
Ebbene, proprio l’estate scorsa, inaspettatamente, al largo di Marsiglia ,
insieme ad altri effetti personali dello scrittore, il mare ha restituito
parti del suo velivolo; finalmente si può, finalmente posso, dare un nome al
luogo della sua scomparsa, Marsiglia...
E’ un vero capolavoro Il Piccolo Principe, libro scritto da Saint-Exe non
per l’amico divenuto adulto, come recita la dedica, ma per quando l’amico
era ancora bambino, pubblicato per la prima volta nel 1943 e consacrato
subito, anche dallo stesso scrittore, libro per l’infanzia, ed è in quest’ottica
che è stato letto, tradotto e commentato in quasi tutte le scuole
secondarie, in moltissime lingue (c’è persino una traduzione recentissima in
dialetto napoletano), da intere generazioni di adolescenti.
E’ una favola scritta per i bambini, perché, come dice l’autore, gli adulti
vogliono vedere solo fatti certi e sicuri e in un disegno loro sottoposto in
una forma che assomiglia ad un cappello vedono solo il cappello, e non il
boa che ha inghiottito l’elefante, una favola delicata e moderna dedicata
“ ai grandi che sono stati bambini una volta e poi se ne sono dimenticati”,
scritta spinta dal bisogno dell’autore di esprimere poeticamente la
necessità per l'umanità di riscoprire i sentimenti dell’amore e
dell’amicizia, che vanno coltivati, alimentati, nutriti, addomesticati,
proprio come fa nel libro il piccolo principe con la sua rosa, e la volpe
col piccolo principe.
Nel libro lo scrittore descrive un ometto biondo, un minuscolo e candido
bambino proveniente da un asteroide sconosciuta e lontanissima , dal quale
si è allontanato per sfuggire ad una rosa di cui s’è innamorato, che si
presenta al narratore in pieno deserto del Sahara, dov’è stato costretto ad
atterrare per un guasto al motore del suo apparecchio. Prima di approdare
sulla Terra il piccolo principe ha molto vagato negli spazi, e di asteroide
in asteroide, di pianeta in pianeta, di viaggio in viaggio, ha incontrato i
mondi e i personaggi più disparati: un re senza corona e senza sudditi,
desideroso solo del comando; un vanitoso perso nella contemplazione di sé;
un ubriaco che beve per dimenticare di essere un alcolizzato; un uomo
d’affari occupato solo a calcolare all’infinito un infinito numero di
stelle; un lampionaio che accende e spegne un unico fanale perché così gli è
stato ordinato; ed infine un saggio, un geografo che gli consiglia di
visitare il pianeta Terra, perché gode di una buona reputazione.
Ed è proprio sulla Terra che, dopo ave r fatto numerosi incontri, alla
ricerca di amici, avviene l’incontro più significativo, quello con la volpe.
La volpe gli insegna il significato che bisogna dare alla vita mediante i
riti, talvolta trascurati o dimenticati, dell’amicizia e dell’amore, che
consentono di “addomesticare”, cioè di creare dei legami e quindi di
conoscere realmente le cose, piano piano, giorno dopo giorno. Alla fine
dell’incontro, prima di congedarsi definitivamente, la volpe gli rivela il
suo semplice segreto per cogliere “l’essenziale” delle cose:
“”Addio”, disse la volpe.” Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si
vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
“L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe, per
ricordarselo.
“E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa
così importante”.
“E’ il tempo che ho perduto per la mia rosa…”sussurrò il piccolo principe
per ricordarselo.
“Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei
responsabile della tua rosa…”
“Io sono responsabile della mia rosa…”ripeté il piccolo principe per
ricordarselo.
Forse non tutti sanno che Il Piccolo Principe rappresentò per lo scrittore
una sorta di prova d’amore per riconquistare la moglie, dopo un periodo di
distacco durato cinque anni, nel quale lo scrittore aveva ripreso la sua
vita da celibe, accordando alla moglie libertà totale. Dopo il periodo di
ritrovato celibato, Saint-Exe ritornò dalla moglie, e scrisse il libro.
Sotto il velo dell’allegoria, paragonandola alla rosa della storia,
vanitosa, bugiarda, possessiva, tiranna e presuntuosa, volle dirle che, con
tutti i suoi difetti, ella era diversa da tutte le altre e questa differenza
risiedeva proprio nel fatto che l’aveva scelta tra tante, e che lei, a sua
volta, era stata catturata da lui, scelta e, dunque, prescelta.
Qualunque siano le ragioni o le cause reali che hanno prodotto tale opera,
la fiaba, che mescola elementi di fantasia e di parabola allegorica, intrisa
com’è di simboli , si presta ad essere interpretata in molti modi, ma forse
il modo più bello di recepirla resta proprio quello di leggerla come una
bella favola per bambini, guardando al piccolo principe e alla volpe come
personaggi da fiaba che, come in un apologo morale, hanno qualcosa da
insegnare anche agli adulti.
Il piccolo principe cerca gli uomini, cioè la le legge per vivere nel mondo
degli uomini, e la volpe, saggia e non astuta come nelle favole
tradizionali, spiega il modo attraverso il quale è possibile la conoscenza,
cioè tramite “l’addomesticare”; certo, la conoscenza implicherà poi anche la
sofferenza, ad esempio quella del distacco, ma varrà la pena soffrire se poi
in cambio si guadagnerà “il colore del grano”, cioè una nuova visione delle
cose.
“…I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei
capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai
addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il
rumore del vento nel grano…”
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